Il Moscato fa parte della grande famiglia dei Moscati, vitigni aromatici per eccellenza.
La sua storia è antichissima, le prime testimonianze scritte risalgono al 1300. Ci sono svariate leggende sul Moscato , alcuni narrano che già i Greci lo coltivassero e che fosse la celeberrima uva apiana dei Romani, così dolce e irresistibile che le api ne erano ghiottissime.
Altre fonti vogliono che il Moscato venga dall’Oriente e che sia giunto con il ritorno dei Crociati.
Dicerie a parte, quello che ci interessa sono le caratteristiche organolettiche del Moscato, che lo hanno reso il vino più venduto nel mondo.
Profumi del Moscato
Il Moscato è riconoscibile per il suo bouquet inconfondibile tra cui non mancano mai muschio, pesca, salvia prima di tutto e poi tiglio, glicine, miele e fiori bianchi. Negli spumanti sono presenti anche richiami cremosi e zuccherini dovuti ai lieviti.
Palato
In bocca è leggero, con una struttura agile ed elegante, ma sempre compatto, con media freschezza e mineralità appena accennata.
Ma prima di tutto esistono 2 versioni di Moscato nel nostro territorio: Secco ed Amabile .
Citiamo anche il Moscato Passito, da vendemmia tardiva, un vino denso e dolcissimo, speziato, che fa affinamento anche in legno, ingentilito da profumi floreali e muschiati.
Zone di produzione del Moscato
Poche aziende ma tutte votate alla massima qualità coltivano il moscato di Terracina lungo la riviera di Ulisse, il tratto di costa laziale in provincia di Latina, e tutte ricavano da quest’uva interessanti prodotti.
Abbinamenti cibo Moscato
Un vino che puntualmente ottiene i più importanti riconoscimenti in occasione di concorsi vinicoli nazionali ed internazionali, e che altrettanto puntualmente aggiunge ai riconoscimenti ottenuti nelle manifestazioni ufficiali, il più intimo ma non meno importante, caloroso plauso dei commensali. Interessante e sorprendente il Moscato secco in aperitivo e con gli antipasti, ottima la versione amabile con i classici dolci a pasta lievitata quali pizza ternana, panettone, pandoro, colomba o brioche che sia, insuperabile la versione dolce da uve passite per accompagnare biscotteria secca quali i tipici “tozzetti”, pasticceria alla mandorla o prodotti più complessi a base di frutta secca e candita come il classico “pangiallo” romano.