Ci chiediamo tutti allora com’è andata quest’annata così infausta, molto simile al 2014 dove i produttori persero in media oltre il 60% del raccolto a causa della cascola dell’oliva, mangiata dalla mosca olearia. Questa annata potrebbe sembrare per certi versi migliore perché le olive sono rimaste sopra i rami. Ma non sappiamo fino a che punto sia un bene, visto che di oltre un milione di piccoli produttori italiani che conferiscono le loro olive nei sei mila frantoi chissà quanti si sono preoccupati di controllare l’integrità dell’oliva. E allora quest’ annata com’è andata veramente?
Sarò un inguaribile romantico, troppo attaccato a questa Italia così controversa ma così unica e bella, ma voglio esprimere un giudizio positivo, io sono soddisfatto.
Anche se il vero olio artigianale di eccellenza sarà finito ad aprile massimo a maggio.
E allora dobbiamo continuare con grande lena e forza di volontà a educare i nostri amici, compagni, appassionati e neofiti, che l’olio con profumi di campo, vegetali, aromatici e piccanti sono una positività, che fanno tossire e fanno bene.
Il passaggio è lungo, lento ma continuo e pronto per essere compreso e amato sempre di più. Si riconosce l’olio buono e si apprezza una crema di cioccolato genuina. Se lo capiscono i bambini, dobbiamo far capire ai genitori che l’olio è buono e c’è anche in un’annata così difficile, però c’è. Dobbiamo solo fare presto perché le scorte di quello che esce dalle 538 varietà di cultivar italiane sta finendo. Bisogna solo decidere se, per pochi euro di differenza merita avere uno stile di vita alimentare piatto e senza sussulti o emozionarsi nel riconoscimento di pomodoro o di foglia di carciofo davanti a una Nocellara Siciliana, una coratina Pugliese, una Casaliva fatta bene del Lago di Garda o una nostra Itrana dell’ Agropontino. Noi che siamo stati fortunatamente contaminati da questa splendida dipendenza, cerchiamo di trasmetterla il prima possibile a tutti gli altri, sarà bello, divertente e soprattutto salutare.